Passa ai contenuti principali

Pane con cioccolato e pomodorini

Da questo bellissimo pane,
ho preso spunto per quello in foto, impastato col cioccolato e 
lo sciroppo dei miei pomodorini sciroppati in estate.



Ingredienti:

Nella ciotola dell’impastatrice con la foglia, far sciogliere in 260 grammi d’acqua, il lievito madre a pezzetti, aggiungere tutta la farina, poi il cacao e far impastare a velocità bassa, unire il sale sciolto in poca acqua, il miele e lo sciroppo, poco per volta. 
Ad impasto ben incordato e liscio, con il gancio, unire il cioccolato fondente e qualche pomodorino pelato a pezzetti. 
Far riposare l'impasto, formato a palla, con la chiusura sotto,  in un luogo riparato. Una volta che avrà lievitato, trasferirlo su un piano di lavoro appena infarinato e dividerlo in otto porzioni e formare dei cilindri che si andranno ad intrecciare a quattro.
Poggiare il pane intrecciato in una teglia ricoperta con carta forno e lasciar lievitare in un luogo riparato almeno un paio d’ore.
Riscaldare il forno alla temperatura massima (230° C) ed infornare abbassando la temperatura a 200°C e far cuocere per circa una quarantina di minuti.
L'ho lucidato, da tiepido, con sciroppo di zucchero e pomodorini.
Un fetta di pane con un velo di confettura di pomodori è da assaggiare.

Commenti

Post popolari in questo blog

Migliaccio dolce napoletano nelle due versioni

Il migliaccio dolce è una tipica preparazione napoletana del periodo di Carnevale.  In famiglia se ne facevano due versioni, una " classica " ed una coi “ capellini d'angelo ”, una pasta secca di grano duro tipo spaghettino, ma con un diametro minore. Recentemente il Dr. Giuseppe Viscardi mi ha scritto queste note sulle origini ed il significato del migliaccio, un dolce antichissimo: il migliaccio dolce viene preparato nell'anno solare, per la prima volta il 17 gennaio (Sant'Antonio Abate), giorno in cui, secondo la tradizione napoletana, finisce il tempo di Natale e comincia il Carnevale.  È un dolce carico di significati, apre e chiude una festa invernale per poi lasciar posto ad un altro dolce, la pastiera, fondamentalmente molto simile, ma che però, al posto della semola di grano duro ottenuta dal raccolto dell'anno prima, sostituisce i primi chicchi di grano (probabilmente ancor prima orzo) del nuovo raccolto.  Attraverso questi sapori...

O' pane cuotto

O’ pane cuotto è una ricetta poverissima ed antica, una sorta di zuppa, che come ingrediente principale ha il pane duro, vecchio, quello che a Napoli si chiama “ sereticcio ”. Ce ne sono tante varianti, con sugna o con olio, con pomodorino o senza, con aglio o cipolla, con uovo o senza, con formaggio o senza, ma due sono gli ingredienti principali, il pane duro e l’alloro. Quella che ricordo dall'infanzia, è questa versione. E dunque, per prepararla, si comincia facendo bollire in una piccola casseruola in un dito d’acqua, lo spicchio d'aglio, una foglia di alloro (il lauro secco) spezzettata, un filo d’olio, un pizzico di sale e se ci sono, un paio di pomodorini del piennolo schiacciati, fino a far ridurre il liquido della metà. In un piatto fondo, intanto, si mettono i pezzetti di pane raffermo; si condiscono con il “brodo” ridotto, un pizzico di pepe nero e si consuma ancora caldo.

Francesina dolce

La francesina è un delizioso dolce di pasta sfoglia  farcito, in genere, con crema pasticcera ed amarena o crema al cioccolato e che si trova sempre meno frequentemente oramai, nelle pasticcerie napoletane. Ho provato timidamente a rifarle, in versione mignon . Con la pasta sfoglia inversa ( la pâte feuilletée inversée ) , la cui ricetta troverete qui , ho ricavato un rettangolo di pochi millimetri di spessore; l'ho arrotolato e poi tagliato a fette spesse circa un paio di centimetri. Da queste, un po' come si fa per i " tappi " delle sfogliatelle ricce, ho ricavato dei coni che ho farcitio con crema ed amarena, sigillandone la base. Ogni francesina , l'ho infine, passata nello zucchero semolato e poi, posata su una placca da forno ricoperta con l'apposita carta. Ho infornato alla temperatura di 170° C  per una mezz'ora, fino a doratura e caramellizzazione dello zucchero.