Passa ai contenuti principali

Le Strade della Mozzarella 2015 - Prima parte del viaggio essenziale

Nell’antica città di Paestum, Patrimonio Unesco, in provincia di Salerno, presso il Savoy Beach Hotel, quest'anno il Congresso delle Strade della Mozzarella si è tenuto il 13 e 14 aprile.
 

Il mio "viaggio essenziale", tema di quest'anno delle Strade della Mozzarella, era già cominciato con il Contest in cui avevo cercato di esprimere il richiamo a quanto più mi è di ispirazione, la mia essenza appunto: "La  ricetta, come la poesia, non è di chi la scrive ma di chi gli serve", parafrasando indegnamente Troisi. Concetto che ho cercato di racchiudere nel modo a me più congeniale, in questa ricetta, seguita poi, dalla seconda, condita quest'ultima anche da un pizzico di estro creativo.
Il congresso organizzato da Barbara Guerra ed Albert Sapere, ma va un grazie speciale a Bruna Guerra,  ha avuto anche quest'anno un programma fittissimo ed interessante, anzi direi avvincente: grandi cuochi si sono misurati con la Mozzarella di Bufala Campana DOP, svolgendo un grande lavoro di ricerca, tutto incentrato su questo ingrediente principe della dieta mediterranea e della cucina italiana.
Per molti Chef, soprattutto per quelli stranieri, la  Mozzarella di Bufala Campana DOP non è purtroppo, un ingrediente che appartiene al quotidiano. Ma nonostante questo, tutti sono stati rispettosi verso il nostro oro bianco, mantenendo come comune denominatore, la valorizzazione di questo nostro prodotto d'eccellenza, reinterpretato, rimaneggiato, abbattuto, sublimato e servito poi, nelle maniere più creative. Per alcuni degli astanti, il risultato ha sfiorato l'eresia, per me, invece, c'è stato esercizio di ricerca, fantasia, meraviglia e divertimento in ogni intervento cui ho assistito. 

Il fatto che la "morte" della mozzarella di bufala campana Dop, sia il morso ben assestato, in ogni caso, ci mette sempre tutti d'accordo.
Alla padrona di casa, la mozzarella di bufala campana Dop, hanno tenuto ottima compagnia sia la pasta di Gragnano Igp che le diverse cultivar di pomodoro campano, oltre l'ospite d'onore straniero, lo Champagne Bruno Paillard, verso cui ho scoperto avere proprio un debole.
Durante i lavori congressuali, purtroppo, è stato impossibile seguire tutti i laboratori, ma quelli ai quali ho avuto la possibilità di assistere, resteranno però per me indimenticabili.
Il primo giorno è corso veloce tra chef del calibro di Heinz Beck, Cristina Bowerman, Ernesto Iaccarino, Rosanna Marziale e chiusura di Jacques Genin.

In particolare, Rosanna Marziale, chef campana, si è soffermata sul concetto della convivialità a tavola. Questo il suo piatto,  pasta pummarola muzzarella allo tzimtzum:

pasta pummarola muzzarella allo tzimtzum





Alle ore 19, nella gremitissima sala Kind of White del Savoy, veniva il momento per me tanto atteso, quello del genio parigino Jacques Genin, che sceglieva di misurarsi per la prima volta, con la ricotta di bufala campana. Le sue proposte hanno virato più verso il salato. La prima è stata una terrina a base di ricotta e barbabietole rosse con germogli di anice e barbabietola, servita con una vinaigrette a base di olio extravergine di oliva e nocciole.
A seguire uno choux croccante, farcito con ricotta montata con poca panna di bufala e olio extravergine, ricoperto da una glassa verde alle erbette.

Ancora più straordinario per me, è stato incrociare Genin, anche il giorno successivo, aggirarsi tranquillamente in lacostina bianca, come un comune mortale, per il Congresso, per gli stands, al bar, alla festa della pizza.


Infine, un'ulteriore bella sorpresa a chiudere l'esaltante ed intensa prima giornata, è stata riservata al gruppo delle sperimentatrici del Latterì, di cui mi onoro di far parte, da Silvia ed Alberta Mandara, con la cena presso il ristorante degli Oleandri Resort, proposta dallo Chef executive della struttura, Gaetano Iannone.
Qualcosa di dedicato al Latterì lo troverete qui e qui

 

To be continued .....

Commenti

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Migliaccio dolce napoletano nelle due versioni

Il migliaccio dolce è una tipica preparazione napoletana del periodo di Carnevale.  In famiglia se ne facevano due versioni, una " classica " ed una coi “ capellini d'angelo ”, una pasta secca di grano duro tipo spaghettino, ma con un diametro minore. Recentemente il Dr. Giuseppe Viscardi mi ha scritto queste note sulle origini ed il significato del migliaccio, un dolce antichissimo: il migliaccio dolce viene preparato nell'anno solare, per la prima volta il 17 gennaio (Sant'Antonio Abate), giorno in cui, secondo la tradizione napoletana, finisce il tempo di Natale e comincia il Carnevale.  È un dolce carico di significati, apre e chiude una festa invernale per poi lasciar posto ad un altro dolce, la pastiera, fondamentalmente molto simile, ma che però, al posto della semola di grano duro ottenuta dal raccolto dell'anno prima, sostituisce i primi chicchi di grano (probabilmente ancor prima orzo) del nuovo raccolto.  Attraverso questi sapori...

Paccheri al pomodoro con foglie di limone da un'idea felice dello Chef Peppe Guida

Paccheri al pomodoro con foglie di limone da  un'idea felice dello Chef Peppe Guida Le  foglie di limone  regalano un aroma particolare a questo piatto: il solito colpo di genio di Peppe Guida . Ho la fortuna di avere qualche albero di limoni, che qualche tempo fa erano anche in fiore e di qui l'aggiunta personale dei petali profumati. E dunque, la ricetta: 80 grammi di paccheri o schiaffoni per persona passata di pomodoro q.b. qualche foglia fresca di limone la scorza di limone grattugiata qualche dadino di scamorza  un cucchiaio di parmigiano grattugiato stagionato qualche foglia di basilico fresco olio evo q.b. calare i paccheri e nel frattempo,  far imbiondire l'aglio schiacciato in un tegame, aggiungere la passata di pomodori, un pizzico di sale, le foglie di limone; quindi aggiungere la pasta al dente, aggiungere la scamorza, il parmigiano grattugiato, pochissimo burro e mantecare; infine, aggiungere un filo d'olio a fiamma spenta ed il basilico fresco con...

O' pane cuotto

O’ pane cuotto è una ricetta poverissima ed antica, una sorta di zuppa, che come ingrediente principale ha il pane duro, vecchio, quello che a Napoli si chiama “ sereticcio ”. Ce ne sono tante varianti, con sugna o con olio, con pomodorino o senza, con aglio o cipolla, con uovo o senza, con formaggio o senza, ma due sono gli ingredienti principali, il pane duro e l’alloro. Quella che ricordo dall'infanzia, è questa versione. E dunque, per prepararla, si comincia facendo bollire in una piccola casseruola in un dito d’acqua, lo spicchio d'aglio, una foglia di alloro (il lauro secco) spezzettata, un filo d’olio, un pizzico di sale e se ci sono, un paio di pomodorini del piennolo schiacciati, fino a far ridurre il liquido della metà. In un piatto fondo, intanto, si mettono i pezzetti di pane raffermo; si condiscono con il “brodo” ridotto, un pizzico di pepe nero e si consuma ancora caldo.